La vendetta nel vento

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Titolo: La vendetta nel vento

Autore: Roberto Ciardiello

Editore: Self

Anno: 2015

Pagine: 56

Prezzo: 1,90 euro su Amazon Kindle

Voto: 7

SINOSSI:

Fabiana ha quattordici anni e un vuoto di memoria.
In una tranquilla mattina di maggio si ritrova in mezzo a un prato, circondata dalla solitudine, un manto di nebbia a offuscarle la mente. Dovrebbe essere a scuola a conquistare gli ultimi ottimi voti prima delle vacanze estive, eppure è da tutt’altra parte, senza sapere come sia arrivata lì, cosa sia successo la notte appena passata. Si è incamminata verso casa dopo aver festeggiato il compleanno dell’amica Cristina; il resto è stato inghiottito da un buco nero.
Quando i ricordi le piombano addosso, il peso di un’orrenda verità la schiaccia. Le torna in mente nonna Maria, le sue parole, perché tra l’erba ha visto un soffione curvarsi sotto il vento in arrivo dal mare, oltre lo strapiombo.
“Esprimi un desiderio, piccola, e soffia forte forte…”
E allora Fabiana lo fa. Soffia e aspetta.
Perché anche gli animi più docili possono covare rancore.
E desiderio di vendetta.

LA RECE DELLA KATE:

Metto le mani avanti, amici. Voi mi conoscete e sapete cos’è che mi muove. Solo passione. Non vengo pagata, passo tutto il mio tempo libero davanti al reader e cerco di promuovere nel limite delle mie possibilità gli autori emergenti italiani. Nel tempo mi sono trovata a leggere tanto, tantissimo horror. La mia passione è nata proprio da questo genere letterario e non sono qui a rinnegarlo, non lo farei mai. L’ horror (almeno in Italia) è non solo incompreso e maltrattato, ma sottovalutato. Questo è una cosa che ho sempre detto e che sempre dirò. Ma dopo aver tanto letto, dopo tanti anni, dopo una figlia e dopo varie esperienze si sta aprendo una falla: mi accorgo di non riuscire più a leggere con la dovuta serenità e il dovuto distacco libri nei quali compaiono e vengono descritte violenze efferate ai danni di animali o bambini.

Fabiana ha quattordici anni, all’incirca l’età di quattro dei miei sei nipoti. Non posso non pensare a loro. E non posso davvero, non per come sono fatta io, non pensare a tutto quello che accade non ogni giorno anche nelle nostre tranquille cittadine di provincia. L’horror nasce per sublimare le nostre paure. Vampiri, zombie, mostri… sono solo uno strumento per parlare di altro, per schiacciare la paura della morte, per renderla meno reale, meno terribile, più umana. Ma qui non ci sono mostri tentacolari o vampiri o zombie; qui c’è la crudeltà di due uomini (dei quali io avrei anche omesso i nomi) che spinge e che soffoca tutto. La vita, il sole, la natura. Tutto scompare. Ciardiello ci prova a descrivere i luoghi. Quel prato, quegli alberi, quella casa, quella strada… ma niente, non rimane niente. Nella mia testa c’era spazio solo per la violenza e per la paura. E per la rabbia. Fabiana che sale in auto con due uomini sconosciuti, nella notte. Lo farebbe, mia figlia? Prego di no. Ma Fabiana lo fa, e tutto il resto diventa ricordo, lacrime nere che, poco dopo, solcano un viso viola e tumefatto, lacrime che escono da orbite morte e terrifiche.

Il racconto parte proprio dalla fine, per poi risalire, lento e spietato, fino all’apice di una collina fatta di storie atroci, anime corrotte, menti obnubilate da alcol e droghe e una vendetta umana e terribile, perché nessuna atrocità venga lasciata impunita. Una piccola (piccolissima) soddisfazione.

E se come avete visto il plot mi ha lasciata scossa e perplessa, altrettanto non posso dire dello stile di scrittura, attento e concentrato, limpido e studiato. Troppo? A volte sì. Mi è mancata quella sana passione, quell’adrenalina che dovrebbe scorrere nelle vene parlando (scrivendo) di un argomento così delicato che, a detta dell’autore, dovrebbe (ed è stata!) essere anche occasione per riflettere. Eppure i miei occhi hanno visto molto controllo, troppa concentrazione, poca umanità. Il racconto, ve l’ho detto, è perfetto. Le parole misurate, i dialoghi studiati, le frasi cesellate, il plot studiato. Tutto fila. E io, da lettrice, faccio i miei complimenti a Roberto. Magari, carico della sua prima autopubblicazione andata splendidamente bene, la prossima volta ci regalerà non solo la sua arte, ma anche la sua anima   🙂

Ah.

Menzione d’onore per la cover, che trovo bellissima (nonostante le figure umane nelle cover non mi piacciano mai particolarmente).

Ovviamente, come ho già detto all’autore stesso, queste sono le MIE impressioni, e invito chi l’ha letto, se vuole, a discuterne insieme!