Reykjavík café

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Titolo: Reykjavík café

Autore: Jónsdóttir Sólveig

Editore: Sonzogno

Anno: 2015

Pagine: 317

Prezzo: 17,50 euro la versione cartacea – 9,90 euro la versione digitale

SINOSSI:

Per una donna i trent’anni sono un’età meravigliosa, si comincia a fare sul serio e ad assaporare il bello della vita. Peccato che non sia quasi mai veramente così. Hervòr, Karen, Silja e Mía, ad esempio, sono tutte alle prese con situazioni sentimentali caotiche e insoddisfacenti. C’è quella che si accontenta di saltuarie notti di sesso con l’ex professore di università, chi vive dai nonni, trascorrendo i weekend in discoteca e svegliandosi ogni volta in un letto diverso. Oppure quella che, essendo medico, è spesso costretta a turni fuori casa e, guarda un po’, la volta che rientra senza avvisare sorprende il neo marito con una biondina. E poi c’è la più scombinata di tutte: è stata lasciata dal fidanzato, un avvocato benestante, e ora vive in una mansarda in mezzo agli scatoloni del trasloco, faticando a trovare un lavoro e una direzione nella vita. Le quattro giovani donne non si conoscono né sembrano avere molti punti in comune. A unirle è la pausa obbligata al Reykjavik Café dove, nel buio gennaio islandese, vanno a cercare un po’ di calore e dove le loro storie finiranno per intrecciarsi. Finché, fra un latte macchiato e un cocktail di troppo, rovesci del destino e risate condite da improbabili consigli, ognuna troverà il modo di raggiungere la propria felicità, o qualcosa di molto vicino.

LA RECE DELLA KATE:

La Jónsdóttir ha la pelle bianca come la porcellana, i capelli così biondi da sembrare bianchi e gli occhi talmente azzurri che il loro colore sembra rubato al cielo d’estate. E non solo è bella, ma è anche bravissima. Il suo esordio letterario, arrivato in Italia a marzo 2015, è un romanzo che parla di donne.

In questo viaggio siamo guidati da un narratore onniscente che ci fa conoscere, capitolo dopo capitolo, quattro bellissime protagoniste: Hervor, Karen, Silja e Mia. Hanno circa trent’anni, vivono tutte a Reykjavík, non si conoscono e le loro vite sono diversissime. Hervor lavora al Reykjavík café e quando non lavora intrattiene una relazione sessuale inutile con un suo ex professore universitario, Karen occupa il suo tempo con uomini a loro volta molto occupati con altre donne per tentare di dimenticare il suo dolore, Silja ha la sfortuna di trovare il marito a letto con una bionda e Mia viene lasciata su due piedi dal fidanzato avvocato. Insomma, non c’è pace tra gli ulivi per le nostre quattro ragazze che, volenti o nolenti, arriveranno ad avere tutte qualcosa in comune con le altre in una capitale che diventa grande più o meno come una scatola da scarpe e che si diverte a scuotere i suoi personaggi, mischiarli, metterli in relazione gli uni con gli altri e a creare alcuni colpi di teatro divertenti e d’effetto.

L’amore è amore a tutte le latitudini, che ci sia caldo o ci sia freddo, che la neve scrocchi sotto i piedi o che la sabbia calda accarezzi l’arco plantare. L’amore è così: imprevedibile, bellissimo, caotico, doloroso, assassino, magico. Anche questa volta si rivela per quello che è: una serie di imprevisti, una serie di cartelli che recano la scritta LAVORI IN CORSO. E a volte viene da mollare tutto, lasciarsi cadere, prendere qualcosa di forte dal mobile e lasciarsi semplicemente andare, farsi cullare dall’alcool, dimenticare anche solo per un attimo perché… che male fa il cuore, che male può fare questa vita, no? Viene da raggomitolarsi e sperare che tutto finisca in fretta. Poi, quando meno lo si direbbe, le cose cambiano. Basta un incontro, un abbraccio, un anziano signore, un inglese chiacchierone, un’opportunità e le cose cambiano e lo fanno davvero e tu pensi che, wow, allora non tutto è perduto.

È la storia di quattro storie che pur non dicendo niente di troppo nuovo riesce a stupire e a incantare di un incanto bambino.

Incanto perché questa Islanda per noi così lontana è fredda, freddissima. I maglioni sono spessi, il caffè e l’alcool scorrono a fiumi, le strade sono perennemente ghiacciate, i locali caldissimi e accoglienti, le case profumano di legno, la notte è resa immobile dal gelo, il pane è caldo e fragrante, i biscotti sono burrosi e pieni di crema morbida, si sente odore di spezie, viene voglia di avvolgersi più strettamente nel piumone.

È bello, questo romanzo. Ha atmosfere indimenticabili, personaggi sfaccettati, complicati e divertenti, un lieto fine (che a noi non dispiace mai), e una cover strepitosa che, sono certa, ha convinto tanti lettori ad afferrare il libro dallo scaffale e portarlo a casa. Troverete tutta la magia della cover in mezzo alle pagine del libro, credetemi.

Dolce, lieve, doloroso eppur ironico, Reykjavík café è un esordio – per quanto mi riguarda – da 10 e lode.

Buona lettura!

LA CITAZIONE:

Il Reykyavik Café, nientemeno. I nuovi proprietari si erano sentiti obbligati ad aggiungere Café al nome e avevano perfino ritinteggiato gli ambienti per rendere il locale più funky. I quadri alle pareti venivano cambiati con regolarità, ma tutti erano accomunati dal fatto di essere brutti. I piccoli tavoli rotondi con due e a volte quattro sedie erano sparsi per tutto il locale e tre alti sgabelli erano allineati lungo il bancone davanti alla vetrata che dava sulla strada. Il banco dove stava anche la cassa era grande quanto un francobollo eppure riusciva a contenere la più grande macchina per il caffè del mondo e un’enorme scelta di biscotti, paste e panini pronti.

5 pensieri su “Reykjavík café

  1. La copertina e le tue parole mi ricordano esattamente le sensazioni che provavo quando sedevo a bere caffè (per altro non male) nei bar di Reykjavík… la baia nebbiosa è davvero una città stupenda, e per altro non così fredda come si pensa… Devo leggerlo!

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